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Museo storico della Liberazione - Roma

Sala Forte Bravetta

La cella n.2 del secondo piano ricorda i partigiani fucilati a Forte Bravetta.
Il Forte era una delle 15 fortificazioni militari costruite a Roma dal 1877 al 1891 a scopi difensivi, dal 1919 adibito a deposito di munizioni e poligono di tiro.

Il Fascismo nel 1926 reintrodusse la pena di morte e dal 1932 Forte Bravetta divenne luogo di esecuzione della pena capitale. Durante i mesi di occupazione il compito di eseguire le condanne a morte comminate dal Comando Tedesco, sempre per fucilazione, era affidato a soldati italiani.

Nella cella sono ricordate alcune figure esemplari di partigiani che subirono la pena capitale.

Entrando, sulla parete di sinistra si può vedere la firma a matita di Piero Benedetti, importante esponente del Partito comunista, arrestato nel suo laboratorio di falegnameria dalla Squadra politica della Questura il 31 dicembre 1943 e condannato dal Comando Tedesco per detenzione di armi e fucilato il 29 aprile 1944.

Sulla stessa parete ci sono le immagini di Gianfranco Mattei e Giorgio Labò , appartenenti ai GAP.

Sulla parete di fronte il ritratto di don Giuseppe Morosini , eroica figura di prete resistente, e una tenera Ninnananna, da lui composta in musica e parole, per l’attesa nascita del figlio di Epimenio Liberi, suo compagno di cella nel carcere di Regina Coeli, il quale verrà ucciso alle Fosse Ardeatine.

Sulla parete di destra vi sono alcune schede carcerarie di via Tasso e di Regina Coeli. Particolare interesse suscita quella di Franco Sardone, su cui è annotato in tedesco “ucciso da Herbert Kappler” il 31 gennaio 1944.
Sardone, insegnante di 50 anni, appartenente al P.d’A., fu arrestato l’11 gennaio. Il suo nome risulta anche tra i fucilati di Forte Bravetta, il che fa ipotizzare la volontà di nascondere una morte avvenuta a via Tasso molto probabilmente durante un interrogatorio.