Cookie disclaimer

Questo sito utilizza cookie tecnici e cookie di profilazione di terze parti per assicurarti la migliore esperienza di navigazione. Per approfondire leggi la pagina Privacy and cookie policy. Accetto Rifiuto

Museo storico della Liberazione - Roma

Sala dei Manifesti

Nella cella n. 11 sono contenuti gli avvisi, gli ordini emanati dalle Autorità durante il periodo dell’occupazione di Roma da parte dei nazisti (11 settembre 1943 – 4 giugno 1944); tali documenti permettono di ricostruire il clima di intimidazione, di minaccia, di abolizione di alcune delle libertà fondamentali che caratterizzarono la vita dei romani in quel periodo. 

La prima, in ordine temporale, è l’ordinanza dell’11 settembre 1943 a firma del generale Kesselring, Capo delle Forze Armate tedesche del Sud. È redatta in due lingue, italiano e tedesco, e delinea in modo chiaro il quadro normativo dell’occupazione: il territorio occupato viene dichiarato territorio di guerra, gli atti contro le Forze Armate tedesche saranno giudicati dal Tribunale di guerra, proibizione degli scioperi e minaccia di giudizio sommario per gli organizzatori, proibizione della corrispondenza privata e controllo della telefonia

Di poco successiva a questa prima ordinanza nella cella è presente un avviso, ancora in due lingue, che ci fornisce la misura di come l’occupazione militare della città da parte dei nazisti fosse diventata opprimente e crudele. Il documento comunica la condanna a morte, già eseguita, di un gruppo di dieci uomini appartenenti ad una “banda di comunisti, per aver sparato contro truppe germaniche il 22 ottobre”. In realtà si trattò di un tentativo di assalto popolare alla caserma del Genio di via Tiburtina, che era stata abbandonata dopo l’8 settembre, dove si sperava ci fossero ancora cibo e rifornimenti. In questo assalto morirono un soldato tedesco e un ragazzo romano. Dieci fucilati appartenevano probabilmente alla formazione “Bandiera Rossa” che erano intervenuti in appoggio ai manifestanti.

Di grande interesse sono le ordinanze relative a Roma come “città aperta”, una firmata dal generale Sthael e l’altra dal Generale Calvi di Bergolo, nominato dai Tedeschi capo della “città aperta”: entrambe del 14 settembre 1943, nelle quali è richiesta la consegna di ogni tipo di armi. Questo ordine verrà disatteso nella grande maggioranza dei casi, ma l’ordine continuerà ad essere ripetuto anche dalla Prefettura di Roma con la minaccia di giudizio sommario e fucilazione per chiunque fosse trovato in possesso di armi. 

A partire dalla costituzione della R.S.I. si fanno pressanti gli ordini di arruolamento e di giuramento di fedeltà al nuovo Stato, ordini firmati da Graziani, Ministro della difesa nazionale, in data 8 novembre e 16 dicembre 1943; lo stesso Mussolini, Capo del Governo, nell’avviso del 18 febbraio 1944 comunicava che tutti i militari che non avessero risposto agli ordini di arruolamento sarebbero stati considerati disertori e passibili di pena di morte per fucilazione; inoltre minacciava la denuncia per chiunque prestasse assistenza ai disertori. 

Sono presenti avvisi relativi alla vita quotidiana: l’orario del coprifuoco, l’offerta di denaro per informazioni, la proibizione di ascoltare stazioni radiofoniche nemiche; inoltre bandi per il lavoro volontario che progressivamente diverrà obbligatorio.