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Museo storico della Liberazione - Roma

Sala 2

Roma Bombardata

È convinzione diffusa che Roma sia stata colpita dai bombardamenti solo in due gravi occasioni: la prima, dal bombardamento del 19 luglio del  quartiere San Lorenzo e al Tiburtino; la seconda, il 13 agosto lungo la ferrovia con al centro la stazione Casilina e distruzione dei quartieri Casilino e Appio-Tuscolano. In realtà, la città fu colpita dal cielo per oltre 50 volte, anche se con gravità minore ma pur sempre con notevoli distruzioni e vittime.

La paura dei bombardamenti , insieme con la fame e il freddo, è un elemento rimasto impresso nella memoria di chi visse a Roma quei terribili mesi. Su animi scossi da queste condizioni, vivere l'occupazione straniera sarebbe stata come una cappa calata che avrebbe accentuato il terrore. Ma fu soprattutto, riferita ai bombardamenti, che a Roma si sviluppò quella particolare forma di devozione che fu il culto della Madonna del Divino Amore, definita Salus populi romani. All'origine dei bombardamenti c'erano due ragioni: la prima fu strategia generale, uno strumento per colpire non solo obiettivi militari, ma anche il morale delle popolazioni, e dunque provocare il loro distacco nei riguardi dei governanti; la seconda, soprattutto a seguito dello sbarco di Nettunia (Anzio-Nettuno), teneva conto della particolare struttura dei trasporti e delle comunicazioni stradali e ferroviari, al fine di colpire le vie obbligate di passaggio di truppe e rifornimenti militari per il fronte.

La difesa di Roma

Il 9 settembre le Forze armate, poste a difesa della città, in risposta all'attacco tedesco, tentarono una difesa nel settore occidentale e meridionale della città. Nei giorni 8, 9, 10 settembre del 1943, mentre la nazione italiana ed il suo esercito sembravano dissolversi, i Granatieri di Sardegna, fedeli alla consegna ricevuta, con grande tributo di sangue, cercarono di contrastare il nuovo avversario. Ai combattimenti che ebbero il loro epilogo a porta San Paolo, parteciparono con vario impegno, in rinforzo alla Divisione granatieri, anche i seguenti reparti: il Raggruppamento Esplorante Corazzato “Lancieri di Montebello” con due compagnie di Bersaglieri, un Battaglione Allievi Carabinieri, uno Squadrone appiedato di Carabinieri della “Pastrengo”, un Battaglione della P.A.I. (Polizia Africa Italiana), il I e II Battaglione di Fanteria Sassari, un gruppo di Squadroni appiedato del Deposito Genova Cavalleria, un Battaglione del Deposito del 4° Reggimento Carristi, un Battaglione Volontari Tunisini, una Compagnia d'Assalto Italiani All'estero, una Compagnia del Deposito del II Reggimento Bersaglieri, una Compagnia del X Reggimento Arditi, una Compagnia di Paracadutisti, una Compagnia del XII Battaglione Semoventi, una Compagnia del XII Mortai, un Gruppo del 34° Reggimento Artiglieria, il V Battaglione Guastatori, una Batteria da 105/25 della Divisione “Ariete”. Alla fine, i comandi italiani furono costretti a concordare il cessate il fuoco, sopraffatti anche dall' efficacia dei mezzi tecnici degli ex alleati germanici. Il 10 settembre verrà firmato l’accordo con i tedeschi nel quartiere generale germanico di Frascati.